Descrizione
Secondo alcuni studiosi l'antica Pieve venne costruita sui resti di un tempio pagano già edificato dai soldati romani e dedicato a Minerva. Il primo documento di questa Pieve depositato nell'archivio arcivescovile di Lucca è datato 871, mentre un altro è dell'anno 886, il quale afferma: “La chiesa della Beata Maria è situata nella località chiamata Statime”. Da una carta del 991 si ricava che questa Pieve dipendeva dalla Pieve di Valdicastello, alla quale i Nobili di Versilia, attraverso gli uomini di Stazzema e Pomezzana, dovevano fornire vino, olio, frutta e bestiame. Nel 1255 i Nobili di Versilia, alleati della Repubblica di Pisa e uniti alle comunità della Garfagnana, firmarono in questa chiesa un patto chiamato “Lega di Stazzema” contro il nemico comune lucchese. Per rappresaglia, nel 1272, i miliziani di Lucca incendiarono il sacro edificio distruggendolo. La Pieve venne ricostruita con il materiale del vicino castello di Stazzema, che sorgeva a 300 metri sul canale delle Mulina: ancora oggi alcuni reperti, presenti all'interno e sul lato a ponente della chiesa, testimoniano l'esistenza di un'antica fortificazione. Parte del materiale adoperato è in pietra arenaria, marmo venato, sasso morto e breccia.
La chiesa fu rifabbricata ancora a una navata, con abside rivestita da bozze di marmo e pietra locale, ornata di fregi e piccole sculture, opera delle famose maestranze comacine. Le figurine antropo- zoomorfe della facciata, tutta in marmo bardiglio locale, rappresentano figure maschili, forse guerrieri, mentre originali elementi scultorei rimandano ai simboli degli evangelisti (bove, aquila e leone), altri sembrano rifarsi ai simboli zodiacali. Questi simboli compongono un insieme d'immagini derivanti dai bestiari medievali, di frequente impiego nelle rappresentanze artistiche dell'epoca. Sulla porta centrale d'ingresso, detta comacina, poggia un arco ornamentale con tettoia. L'impostazione della facciata dovrebbe essere opera, se non di Bonuccio Pardini, certamente di qualche suo allievo. Ultimo abbellimento della facciata, in ordine di tempo, è il recente affresco di Marcello Tommasi. Il rosone è attribuito a Lorenzo Riccomanni (1431), autore anche di quello del Duomo di Pietrasanta. Il loggiato che collega il tempio alla canonica, costruito nel 1607, si compone di 3 eleganti arcate a tutto sesto e colonne di marmo ed è fondato sul muraglione-sperone e comprende parti dell'antica rocca. Delimitato da un muro a ponente, le 3 finestre furono chiuse a vetro per riparare dal vento, mentre il pavimento di piastroni è stato costruito con la breccia dorata proveniente dalle sottostanti cave del Rondone. Solo dieci anni dopo si aggiunse il pozzo cisterna per la raccolta delle acque piovane. Sotto il porticato, sul muro della chiesa, accanto alla porta, un'antica urna cineraria in marmo probabilmente del periodo romano imperiale (III° secolo).
Tra il XV° e il XVI° secolo iniziò una radicale opera di ampliamento che trasformò la chiesa da 1 a 3 navate, aumentando la profondità di una decina di metri, sopprimendo l'abside, aprendo 4 arcate e inserendo colonne in cipollino delle vicine cave a sorreggere gli archi. Per il fianco della navata di sinistra fu adoperato lo stesso bastione dell'antica rocca eretta in difesa della valle dai lucchesi nel 1470 in lotta con i genovesi, alleati dei fiorentini. Per il fianco di destra fu usato il materiale tolto dalla demolizione dell'abside e dall'apertura degli archi. Nello spazio ricavato dal prolungamento della navata fu innalzato l'altare maggiore e costruito il coro. Sull'altare maggiore venne posto un trittico su tavola ad opera di Pietro da Talata, intitolato “Assunzione della Vergine”: al centro della tavola, in una trionfale mandorla, la Vergine consegna la sua cintura a San Tommaso, incredulo del miracolo dell'assunzione in cielo; nella parte inferiore del dipinto sono raffigurati i 12 apostoli attorno al sepolcro vuoto di Cristo, ciascuno in atteggiamento particolare, di sconforto, di meditazione o di preghiera; completano il quadro le figure dei Santi Giustina e Giovanni Battista, 2 coppie di angeli ai lati della mandorla e altri 5 ai vertici del trittico. Il portale d'ingresso della sagrestia, recante la data 1499, attribuito a Lorenzo Stagi, in marmo bianco, presenza un fregio
sotto la cornice, divisa da una ghirlanda di foglie di quercia. Il campanile, costruito fin dal XIV° secolo a pietre quadrilatere del luogo, distrutto dai lucchesi nel 1470, appena ricostruito venne abbellito di campane. Colpito dalle saette, il campanile fu restaurato nel 1587. nuovamente colpita nel 1739, la torre venne rifatta secondo il disegno dell'ingegner Marco Veraci e terminata nel 1749.
Completati la sagrestia e il coro nel 1595, il 28 aprile 1651 il vescovo di Lucca elevò Stazzema alla dignità di Pieve, con giurisdizione sulle chiese di S. Michele di Farnocchia, S. Sisto di Pomezzana, Madonna della Neve e Maria Maddalena di Petrosciana. Secondo un disegno datato 1655 si entrava nel cortile-sagrato della Pieve da un portale a tettoia appoggiato al fianco del muro della chiesa. Il campanile era ricoperto nella parte bassa da un grottone o cumulo di terra. La canonica ha pianta trapezoidale, due piani fuori di terra, basata sui muri larghi e massicci campeggia sulla valle con archetti visibili dalla parte dell'orto. La parte posteriore della chiesa presenta 2 finestrelle rettangolari che illuminano il coro. L'interno della Pieve presenta sovrapposizioni in stile barocco, espressione degli interventi completati nel XVIII° secolo. Già nei secoli XVI° e XVII° la Pieve si era arricchita di molte opere: altari, il nuovo fonte battesimale, confessionali, portali e bassorilievi, alcuni opera di artigiani locali. Il pulpito è ottagonale, appoggiato a una colonna e sorretto da 3 angeli. Sul muro perimetrale a destra della porta centrale, racchiuso da una nicchia, il fonte battesimale a coppa, poggiante su 2 gradini di marmo, in breccia dorata del Piastraio. Alla sua sinistra troviamo l'antico fonte battesimale, originario del 1444, con struttura esagonale realizzato in breccia dorata.
Dal 1628 al 1649 vennero eretti 7 altari utilizzando i marmi mischi e breccia della cava del Piastraio. L'altare maggiore è del 1638, opera dei fratelli Battista e Jacopo Benti, con pilastri e colonne di marmo fiorito e un baldacchino dorato a forma di corona che incornicia la tela dell'Assunta in cielo, circondata dai santi Giovanni e Rocco, opera del pittore Felice Ficherelli. Tra gli altri altari si annoverano quello della Madonna dei dolori, opera di maestranze versiliesi del XVII° secolo, eseguito in marmo bardiglio, breccia violetta e statuario bianco, con capitelli corinzi che sorreggono l'architrave e l'altare del SS. Sacramento, in breccia del Piastraio, bardiglio e bianco. L'altare della Presentazione al tempio, in marmi policromi, venne eretto nel 1638. Il primo altare della navata destra è quello della Madonna della neve con Bambino che tiene in mano una palla di neve e i Santi Margherita e Benedetto. Nella navata di sinistra il primo altare (sempre datato 1638) è dedicato alla Madonna del Rosario mentre consegna la coroncina a San Domenico, presenti Santa Caterina da Siena e San Carlo Borromeo; segue l'altare di San Rocco, protettore dalla peste, edificato nel 1643, in marmi policromi del Piastraio. La statua di Sant'Antonio abate, nella navata destra, è opera di Nicolao Civitali. Il soffitto lacunare è composto da 367 formelle, eseguite dopo il 1630, dipinte con rosoncino centrale intagliato e dorato, nel quale è incastonato un esagono con l'Assunta. L'inserimento dell'organo, databile XVII° secolo, opera del fiorentino Filippo Tronci, ha occluso, all'interno della Pieve, la visione del rosone. Il 18 luglio 1789, per delibera di Papa Pio VI, la Pieve fu aggregata alla Diocesi di Pisa.
Infine, di fronte all'edificio, si può ammirare il monumento ai caduti, inaugurato il 23 giugno 1985: un'opera monumentale realizzata dallo scultore americano Fred X. Brownstein. Una figura di un uomo con un'espressione addolorata per le nefandezze d'una guerra “sempre da condannare”, avente una mano appoggiata alla bandiera.